mercoledì 20 giugno 2012

Commento al proemio del Decameron di Giovanni Boccaccio

Ecco a voi il primo lavoro di questa estate a  cui ho avuto l' occasione di pensare spesso durante le ultime notti rese insonni dal caldo afoso di questi giorni. Tuttavia sono arrivata alla conclusione che rimuginarci troppo  fosse inutile ed ecco che ho deciso di sedermi alla tastiera del computer e di seguire il mio istinto nella speranza che ordini tutte le idee scaturitemi da questo pensare " matto e disperato".

Nel proemio al Decameron Boccaccio sintetizza i temi dell' opera e specifica il destinatario di quest' ultima .
Tuttavia l' autore esprime questi concetti  con  una metafora romantica che si apre con una premessa altrettanto nobile e sentimentale  " umana cosa è aver compassione degli afflitti ". I due elementi romantici che emergono maggiormente sono la presentazione che il Boccaccio fa di sè e la presenza femminile.
Nella prima sezione (rg 1-31) emerge la figura di una eroe romantico,  tuttavia umile e modesto, un povero poeta che ha ricevuto un grande supporto e aiuto nei momenti di sofferenza " amorosa" e che sente il bisogno di ricambiare " in quel poco che per me si può " : "cento novelle, ,o favole o parabole o istorie " in un climax ascendente di importanza , ordine che non è però seguito nell' opera proprio poichè il Boccaccio non vuole dare importanze alle novelle stesse ma al loro unico scopo : donare sollievo a tutti coloro che come lui soffrono per amore.
Apro quindi una parentesi, rifacendomi al detto latino " excusatio non petita accusatio manifesta" .
Perchè voler specificare subito il perchè ( e mi scuso per il gioco di parole) dell' opera?
Perchè considerarle così modeste?
Inutile raccontarci la favola del povero poeta umile e modesto, parliamo piuttosto di una  concezione nuova di dedicarsi alla poesia per "diletto" che , anche se iniziata con Petrarca, desta ancora scalpore .
Lo stesso Petrarca aveva parlato di "  rerum vulgarium fragmenta " per indicare il suo Canzoniere, con una leggera vena di sufficienza , che, invece, nel Boccaccio, da vergogna diventa falsa modestia .
Ritornando invece al Proemio. "  E quantunque il mio sostentamento possa essere ai bisognosi (...)chi negherà questo, quantunque egli sia , non molte più alle vaghe donne che agli uomini convenirsi donare? " 
Il proemio risulta dedicato alle donne , quelle che amano , quindi tutte, o meglio, tutte quelle di nobili sentimenti.
E le donne sono quella romantica metafora di un élites borghese , reale destinatario dell' opera.
Dare importanza alle donne è comune nella letteratura , così come dedicare loro un ' opera . Eppure la figura dell' autore diventa quella di un paladino che difende le donne dall' ammenda della fortruna, che ritrae una figura della donna schiava di una società maschilista e che pensa di portarle sollievo con le sue novelle. Continuando la lettura si giunge però al rg 40 in cui ritroviamo la frase " senza che elle sono molto men forti che gli uomini a sostener " . Sorge allora una domanda: sulla base di questa frase e considerando la
fortuna come non necessariamente avversa , ma quasi come un destino , il Boccaccio condivide la concezione della donna sottomessa? O la sua è una tacita rivolta? Saranno fantasie di una notte di mezza estate , a cui una risposta non sarà mai data, forse perchè risulta troppo difficile leggere nella mente di un uomo del '300, eppure mi rendo conto proprio ora che la confusione dei miei pensieri era dettata da questo strano interrogativo : la modestia del Boccaccio è una excusatio  o un topos ( se così può essere definito ) che indica invece un profondo attaccamento alle ideologie del tempo?
Non lo so.
Non spero di ricevere risposta , poichè anche dalla sua vita potrei ottenere argomentazoni a favore di una o dell' altra tesi, ma sono felice all' idea di non aver scritto il solito commento , e di aver scoperto che il detto " la notte porta consiglio " è ancora valido.

2 commenti:

  1. http://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Proemio su questo sito potrete trovare il testo originale del proemio di cui ho qui di sopra fatto il commento .

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  2. Cara Giusy,
    il tuo commento ha una vena ironica, il che non guasta mai!
    Attenzione, dovresti correggere alcune imprecisione che il buio della notte ha fatto scivolare fuor... dalla penna, tipo femminile al posto di maschile...
    In primo luogo,- PARLO PER TUTTI - per cortesia, prima di mettere una virgola, non date lo spazio, altrimenti la virgola o il segno di punteggiatura va a capo, il che non è corretto nella lingua italiana!!! - e neppure in quella straniera -.
    In secondo luogo, non si può attribuire come tu stessa dici ad un uomo del '300 una sensibilità propria del nostro tempo: Boccaccio aveva una visione maschilista della donna, proprio non gli veniva in mente che le donne, per distrarsi avrebbero potuto lavorare o anche solo scriversi da sè quelle novelle che avrebbero potuto distrarle! Anzi a ben vedere è piuttosto presuntuoso a pensare che lui e le sue novelle possano alleviare le pene d'amore della donne, no?! Ma, come dicevi tu, siamo nell'ambito della letteratura e i topoi... sbucano da tutte le parti, quindi dobbiamo prendere il proemio... per quello che è!
    Buon lavoro,
    La prof.

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